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Elena tra sostenibilità e creatività

Chi è Elena?  Sono un’anima creativa multipotenziale, con una personalità a metà fra Doc del “Ritorno al futuro”  (quando faccio i miei esperimenti di tintura) e una fatina dei boschi.  Nata in un paese marchigiano sul mare, mi sono trasferita a Roma a studiare Moda e Costume e ora faccio avanti e indietro fra Roma e le Marche. Sono artista tessile, tintora naturale, consulente della sostenibilità e ho da poco co-fondato il primo collettivo di tintori italiani, il collaborazione con la mia amica e collega Lucrezia Moro: il Collettivo Tintura Madre.

 

Cosa fai nella vita? Sono artista tessile, tintora naturale, consulente della sostenibilità. Con il mio piccolo marchio con sede a Roma, Vagamente Retrò, sperimento tecniche di tintura naturale, cercando un equilibrio tra metodi tradizionali medievali ed esigenze moderne; utilizzando solo tessuti naturali, certificati biologici o derivanti da preziosi stock vintage. La tintura naturale viene vista come una moda del momento. La verità è che ha una storia millenaria, che racconta di appartenenza e condivisione, creatività, necessità e disciplina. Storia di sperimentazione, fra misticismo e chimica. Nelle nostre ricerche studiamo tecniche risalenti al XVIII secolo o testi del XVI secolo.

Cosa significa per te la parola moda? Sono particolarmente affascinata dalla semiotica della moda e dalla simbologia vestimentaria. Dopo lo studio di queste discipline mi sono resa conto che la moda è una forma non verbale di comunicazione, una produzione culturale che sta a raccontare qualcosa di un certo contesto storico e culturale. L’abito è significante e il modo di vestirsi diventa, quindi, un linguaggio attraverso il quale noi esprimiamo il nostro sistema di valori, comprensibile principalmente da chi lo condivide. In questo periodo storico non esiste una sola moda ma ne esistono molteplici, che rappresentano necessità, impulsi e movimenti sociali, oltre che geopolitici. Dunque, per rispondere alla tua domanda, per me l’abbigliamento e la moda è un interessante modo di giocare con la propria identità, di comunicarla al prossimo e di inserirla in un contesto valoriale.

Da quando e da cosa è nata la tua passione per la moda e per la creatività? Credo di essere stata sempre creativa nella mia vita. Da bambina, nello studio, mi piaceva cercare attinenze e collegamenti fra materie o nuovi modi di fare le cose. Ho sempre avuto la necessità di esprimermi attraverso la creatività, che fosse un piccolo esperimento scientifico, disegnare e dipingere, il make-up o smontare e ricostruire oggetti. In particolare, da bambina non capivo per quale motivo molte bambole e Barbie avessero sempre gli stessi vestiti. Quindi realizzavo vestitini con qualsiasi cosa mi capitasse sotto mano, dal pluriball ai ritagli di giornale. Credo che la sperimentazione come forma di creatività per alcune persone sia un’esigenza, che si può esprimere attraverso diverse discipline. In questo senso la tintura naturale e la stampa botanica è una disciplina che è in bilico tra creatività, estetica, ricerca storica e chimica.

Secondo te quali sono le nuove prospettive del futuro della moda? Quello della moda è sempre stato un settore trainante dell’economia, ma nell’epoca della globalizzazione dell’informazione ci sono nuove spinte che influenzano e orientano il mercato. Noto con interesse che il mondo dei giovani e giovanissimi è piuttosto coeso, al di là della nazionalità e della provenienza, su temi ambientali e sociali, del rispetto proprietà intellettuale culturale, della valorizzazione della tradizione, pur mantenendo un carattere di condivisione e di relazioni. Grande potere di comunicazione hanno indubbiamente avuto i social network su queste pratiche di riuso e di rispetto dell’identità culturale, che hanno permesso a chiunque di avere un proprio pubblico e di raccontare la propria storia. I nuovi VIP sono gli influenzer che si fanno portatori di istanze valoriali. Ne risulta uno stile assolutamente personale e personalizzabile, che si costituisce principalmente dalla capacità creativa di ripensare abiti di seconda mano o thrifted, uniti a pezzi unici del proprio passato, della propria cultura e identità o addirittura della propria famiglia. In questo ambiente sempre più realtà produttive accolgono le istanze dei consumatori adeguandosi al mercato. Nel frattempo vengono trovate soluzioni tecnologiche per rendere i prodotti e i processi meno impattanti. Se i marchi di moda sapranno ascoltare le richieste dei consumatori il settore dell’abbigliamento continuerà a fare sognare.

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Francesca Rizzi

Consulente Manageriale
& Sustainability Manager

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