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La mia illuminazione, la mia strada. Martina 

Questa è la storia di Martina Ferri Faggioli, una giovane fashion designer di Verona che da dieci anni vive e lavora nel mondo della moda.

Martina è determinata e decisa.

Nonostante la giovane età la designer ha voluto mettersi in gioco, in prima persona, non appena conseguito il diploma in Fashion Design all’Istituto Marangoni di Milano… Dieci anni fa è stato il preciso momento in cui – chiusi i libri – Martina ha cominciato a lavorare da sola.

Lei, una ragazza curiosa di carattere e di natura al punto che, parlando di sé, evidenzia più volte la sua predisposizione per la ricerca… “Adoro cercare. Mi diverto a trafficare, specialmente, nei cassetti… mi piace ricercare le cose più disparate come anticaglie, fotografie, mobili, oggetti, idee per un viaggio…” afferma Martina.

È dinamica e ha mille interessi…è appassionata di fotografia, di libri, le piace stare in famiglia, “vivere” la sua casa  ed adora “guidare con il sole” …

Inoltre, Martina mi confessa, anche, che le piace scrivere e afferma “Quando sono ispirata mi piace scrivere e raccontare pezzetti di me su un blog che ad oggi, per colpa di LUCE, sta prendendo la polvere…”

Scopriamo insieme la storia di Martina…

Come è nata la tua passione per la moda? “Sin da piccola (oltre che per i cassetti!) avevo una passione smodata per i vestiti, quelli da gran soirè poi erano in cima alla lista. Ricordo che li rubavo dall’armadio di mia nonna e, poi, correvo “vestita di pizzo” per tutto il giardino. Mia nonna aveva dei pezzi bellissimi perché la mia bis nonna (la mamma di mio nonno) aveva un’enorme sartoria proprio qui a Verona. E poi c’erano le forbici. Ho tagliato di tutto: tende, vestiti, fazzoletti per realizzare i vestiti prima per le mie bambole, poi per me e le mie amiche. Inizialmente al posto dell’ago usavo la cambratrice (scomoda ma velocissima) finchè mia mamma mi ha insegnato a cucirema – ad essere sincera – con ago e filo sono un vero e proprio disastro. Sono sempre stati l’idea e il risultato finale gli elementi più entusiasmanti…pensare, immaginare e vedere quello che ho in testa diventare realtà. Una passione vera, così, è stato facile per me scegliere cosa fare dopo il liceo. Iscrivermi all’Istituto Marangono ha rappresentato un vero e proprio pensiero fisso per tutti gli anni delle superiori.” 

Raccontaci l’inizio della tua carriera… “Durante gli anni di Istituto, a Milano, ho lavorato per un piccolo Brand di costumi da bagno e maglieria. Mi occupavo di produzione, facevo gli ordini dei tessuti e degli accessori, seguivo i laboratori e le spedizioni ai clienti. Insomma, facevo un po’ di tutto! Questa esperienza mi ha insegnato molto poiché mi ha permesso, una volta finita la scuola, di poter davvero camminare sulle mie gambe e di realizzare il mio primo progetto personale, ovvero la mia primissima collezione: Mina Art. Era il 2008. Da lì sono successe tante cose, ed ho acquisito, per necessità genetica, tante esperienze diverse. Ho sospeso Mina Art e mi sono dedicata ad un negozio di abbigliamento in società ed alla consulenza per altre aziende di settore. In particolare ho realizzato un progetto per un calzaturificio veronese, una linea di calzature, Ouigal. Nonostante queste numerose attività il mio desiderio di autonomia creativa e commerciale scalpitava da tempo, poi, una serie di eventi fortuiti, mi hanno regalato l’illuminazione o se preferisci la luce.”

Raccontaci il tuo brand… “Luce è un brand Made in Italy in pronto programmato dove i capi vengono realizzati in un minuscolo laboratorio italiano… sì, sono fiera di poter affermare che tutto è italiano, dalle persone che ci lavorano sino alle macchine, la qualità del prodotto è frutto del loro grande Know how. I tessuti invece, sono il frutto di una collaborazione decennale con un’azienda di tessuti del carpigiano e, in particolare, di una persona all’interno della loro azienda (a cui sono particolarmente legata) E lei ad inventare nuovi pattern e mix di filati inediti, c’è una grande voglia i sperimentare alla base del suo lavoro ed è proprio grazie a questo che riusciamo a scegliere sempre una materia prima capace di regalare al nostro prodotto un effetto WOW. La capsule collection è composta da una decina di articoli, tutti pezzi speciali, che non hanno una connotazione specifica perché puoi costruire i look più disparati mixando sempre lo stesso capo, utilizzandolo sia di giorno che di sera.”

 Parlaci del naming del tuo brand… Ha un significato particolare? “Così come ti dicevo è stata un’illuminazione. È per questo che il mio brand si chiama LUCE. Luce è il modo più immediato – che conosco – per trasmettere me stessa, quello che sono, quello che so fare, insomma Luce rappresenta la mia luce personale. Inoltre volevo che il mio brand avesse un naming semplice, immediato, ma con un significato diretto, veloce e potente. Una parola corta, facile da ricordare. Poi, Luce è anche il secondo nome della nipotina di Nicolò, il mio compagno…”.

Quali sono le tue principali fonti d’ispirazione“Gli anni ’70! Non c’è verso, ma casco sempre li. Lo ammetto, sono un’inguaribile nostalgica, una fan accanita di pantaloni a zampa, disco music dell’epoca, delle fantasie seventies e dei capelli lunghi con la riga in mezzo.”

Chi sceglie il tuo brand? “Le donne che hanno ancora voglia di emozionarsi comprando un capo speciale.”

Cosa vuoi comunicare tramite le tue creazioni? “La mia idea di femminilità. Credo che per essere femminili sia necessario creare un equilibrio delle cose. Femminilità è un atteggiamento, per altro piuttosto sexy, una sorta di mix di elementi che si compone in modo spontaneo, ma bilanciato. Non servono per forza le minigonne, secondo me, si può essere femminili anche con un paio di pantaloni (meglio se in lurex).”

Parlaci della scelta dei materiali… “Prima di tutto il jersey e le magline…ammettiamolo, cosa c’è di più confortevole se non  i tessuti delle tute da ginnastica? Le base che utilizzo per gli abiti di Luce nascono, infatti, dal mondo dello sportswear, ma sono rivisitate con filati metallici, disegni e trame che gli conferiscono un aspetto ricercato e molto moda. L’idea è, quindi, quella di sentirsi belle, ma infinitamente comode.”

Quali sono le principali sfide e difficoltà che una fashion designer come te deve affrontare quotidianamente? “In assoluto la sfidapiù importante è quella di restare fedele a te stessa, riconoscerti quindi nel tuo lavoro e nella tua proposta creativa realizzando allo stesso tempo un prodotto commerciale e che piaccia alla gente.” 

A quale target di clientela ti rivolgi?  “A una donna dinamica, che lavora, si muove, viaggia. La mia cliente è colei che ha voglia di qualcosa di comodo che la faccia sentire bella. Mi sono accorta che Luce ha un range ampio in termini di fascia d’età, vestiamo sia ragazze che donne perchè che i capi sono versatili e le taglie sono morbide.”

Progetti per il futuro? “Sicuramente il progetto più imminente è quello di rivolgermi anche ad un mercato estero ed in contemporanea trovare un nuovo ufficio (oggi siamo un po’ strette).”

 Attualmente dove possiamo trovarti e acquistare le tue creazioni? “Al momento solo in Italia, ma in punti vendita di cui vado molto fiera e che credo valga davvero la pena visitare (anche solo su Instagram), come Flamingo a Bergamo, Ilamalù a Brescia, Vernissa a Pesaro, Parrot&Palm a Torino, Alessia e Cloh in Riviera Romagnola, Allegra a Bologna, Tug & Mon Amour a Milano, Sapigni a Gambettola, Room56 a Forlì, Void a Treviso, Gioielleria a Schio e Celeste che aprirà a breve a Verona e ce ne sono molti altri (per saperne di più info.lucestudio@gmail.com).”

 

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Francesca Rizzi

Consulente Manageriale
& Sustainability Manager

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