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La mia Tribu, Sarah

Francese di origine, oggi divisa tra Sardegna e Milano.

Questa è la storia di Sarah Mourat, giovane jewelry designer, ideatrice e creatrice del suo brand, LaTribu.

La trentaduenne, prima di iniziare la sua “avventura” come stilista ha lavorato come curatrice d’arte e ha avuto una formazione nel mondo della creatività in quanto ha studiato Storia dell’arte per sette anni a Montpellier, Roma e Parigi.

Oggi Sarah ha lasciato la sua città, Parigi, seguendo le origini del suo compagno, e si è trasferita in Sardegna, sebbene spesso viaggi e si muova a Milano per sviluppare e far conoscere il suo brand…

Conosciamo insieme Sarah e la sua storia…

Raccontaci di come è nata la tua passione per la moda e in particolare per gli accessori… “La mia formazione in storia dell’arte mi ha portato, in modo naturale, ad interessarmi a tutte le forme d’espressione artistiche, poi a favorire questa mia inclinazione è stata sicuramente l’esperienza che ho svolto per due anni come manager di una gioielleria, per finanziare i miei studi. A darmi la spinta è stato il mio ex titolare, ed ormai amico, con un regalo: mi diede un bracciale manchette di perline, un gioiello che colpiva chiunque ogni volta che lo indossavo, era comodo e più che un bracciale era un vestito, un pezzo d’arte e di tecnica. Sai, non ho mai trovato gioielli simili e così, qualche anno dopo, mi sono messa io stessa a crearli.”

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Raccontaci l’inizio della tua carriera… “Ho iniziato quest’attività quando ancora ero a Parigi dove ero assistente in una galleria d’arte dedicato all’artigianato, esperienza che ha anch’essa contribuito a spingermi alla creazione. Consolidata questa volontà di creare, unita al fatto che sia freddolosa e che non amassi passare il tempo nei bar o nei luoghi pieni di gente, ho deciso d’iniziare a creare gioielli a casa guidata dalla mia passione. L’amore per l’arte mi ha dato la carica e la grinta, unita anche all’approvazione che ho trovato tra le persone. I miei gioielli sin da subito sono piaciuti. Poco dopo, stanca della vita in città, con il mio compagno abbiamo scelto di trasferirci in Sardegna (lui è Sardo viveva con me a Parigi), luogo dove ero precedentemente rimasta colpita dalla qualità dell’artigianato. Inoltre, ero a conoscenza dell’esistenza di un mercatino estivo, contesto che mi avrebbe aiutato a farmi conoscere e a vendere. Presso questo mercato le mie creazioni hanno avuto successo, così non mi sono più fermata.”

 Parlaci del naming del tuo brand… “LaTribu è un nome inventato ed è composto dalla parola francese l’attribut, che significa “attributo” ed identifica gli oggetti che venivano indossati dalle divinità pagane caratterizzandoli. Il naming LaTribu si riferisce anche alla tribù nel suo vero senso della parola: organizzazione di gruppo o insieme di persone che si riuniscono secondo criteri vari nelle società pre-industriale. Il nome del mio brand richiama sia l’antichità della tecnica peyote che l’armonia ricercata nell’assemblare le perline assieme.”

Parlaci dell’uso e della scelta del materiale… “Se devo essere sincera nella identificazione del materiale mi sono limitata nella scelta per riuscire a creare un’unita estetica. Uso il metallo sotto forma di catene, componenti e “strutture” (forme che fungono da “base”), tali elementi donano una maggiore possibilità creativa, e li combino a perline di vetro matte e metallizzate di forme delica e buggle (tubi quadrati e allungati) e, infine, il filo interno per il ricamo o come parte integrante della creazione che unisco anche a formare pompon o frange. Sono sempre stata affascinata dal vetro e dalle cose piccole che poste assieme formano una cosa più grande e maestosa…le perline diventano per me fondamentali per raggiungere questo obiettivo. Le perline vengono assemblate secondo tecniche ancestrali, che con maestria ed immaginazione le rende i fattori perfetti, che permettono un’apertura verso un’infinità di possibilità. Uso i migliori materiali possibili affinché i lunghi tempi di lavorazione siano coerenti ad una lunga durata per il gioiello, che spero passera di generazione in generazione.”

Come avviene il processo di creazione del gioiello? “Una bozza quasi sempre, alcune volte un disegno preliminare tramite un programma dedicato a questa tecnica, un po’ di follia e tanti sbagli.”

 A chi ti ispiri nella definizione della linea e nella scelta dei colori? “Le mie ispirazioni così come le mie origini sono multiple. La natura, l’arte sotto tutte le sue forme, sono le principali. Al contrario dell’unità estetica, che ricerco, non ho un’unità stilistica. Sono i momenti, gli umori i veri elementi che danno vita allo sviluppo dei miei gioielli, delle collezioni, che risultano molto diverse l’una dall’altra. Nelle mie creazione c’è il mondo: artisticamente apprezzo particolarmente i creatori del West America, (che seguo grazie a Instagram) e le loro creazioni spirituali dai colori tenui, la Francia, dove sono nata, particolarmente evidente nella linea classica (caratterizzata dalla finezza di ogni gioiello ed esaltata nella collezione Hommage a Jean Paul-Gaultier), l’Africa con dei motivi geometrici respiranti e i colori della terra. Anche l’America latina è protagonista delle mie creazioni, con disegni geometrici spicchi e colori esuberanti, pezzi più funk e hip hop che rimandano agli anni ‘90 in cui sono crescita.”

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Chi sceglie il tuo brand? “Tutti, direi…! Questa varietà stilistica permette (e vuole) dare la possibilità a ciascuno di trovare qualcosa che gli piace nel mio brand. Piano piano spero anche di riuscire a sviluppare una linea uomo.”

Quali sono le principali sfide e difficoltà che un brand artigianale deve affrontare quotidianamente? “Sicuramente l’essere un « tuttofare », ovvero sviluppare da sola il lavoro di dieci persone, design, creazione, vendita, marketing, fotografa, modella…”

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Progetti per il futuro? “A lungo termine vorrei sviluppare sia la vendita online che tramite rivenditori. Mi piacerebbe, infatti, reperire una serie di boutique in cui poter vendere le mie creazioni, oltre che collaborare con fashion designer. Ho il desiderio di sviluppare anche una collezione bastata sui motivi tradizionali sardi e una su quelli classici legati al «mondo» del tatuaggio…”

Attualmente dove possiamo trovare le tue creazioni? “Da me! Vendo direttamente tramite Instagram o in occasione di eventi come, ad esempio, il Wunder Market o il Frida Market a Milano. Inoltre, ho conseguito per la mia prima volta la prova di vendita in un negozio in Sardegna e devo ammettere di aver ottenuto un bel successo. Sulla base di questa esperienza ho intenzione, nei prossimi mesi, di sollecitare anche alcuni negozi di maggiore importanza, situati in Nord Italia e all’estero…seguitemi e troverete aggiornamenti sul mio Instagram.”

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Francesca Rizzi

Consulente Manageriale
& Sustainability Manager

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