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Parole e passione, Raffaella

Oggi parliamo di Raffaella, giornalista e scrittrice.

Una donna che ha fatto della penna, delle parole la sua vita…

Conosciamola insieme…

Cosa fai nella vita? Principalmente mi occupo di arte e cultura. Sono una giornalista pubblicista, recensisco libri per alcuni blog, ho da poco pubblicato il mio primo lavoro La Tavola degli Otto, “gioco al teatro” con una compagnia amatoriale e, quando ho tempo, mi dedico al disegno.

Perché hai scelto questa professione? Perché guidata dalla passione. Da piccola amavo perdermi in un cinema, accendere la tv oltre l’orario consentito per sbirciare gli spettacoli teatrali in onda in seconda serata e, soprattutto, leggere. Crescendo questi amori mi hanno portata a studiare arte, letteratura, spettacolo al Liceo e all’Università. La passione per il giornalismo è cresciuta di pari passo accanto alle altre, studiando, informandomi, ammirando il lavoro di grandi professionisti. Ho scelto questa strada perché mi affascinava il quarto potere, con i suoi benefici e le sue responsabilità, come diceva il mito Indro Montanelli “non ho potuto sempre dire tutto quello che volevo, ma non ho mai scritto quello che non pensavo”.

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Cosa ti ha portato a questa scelta? I casi fortuiti della vita. Fin dalle scuole medie gli insegnanti di lettere mi hanno sempre ripresa perché i miei temi sembravano tutti “articoli di giornale”. All’epoca ci restavo male, credevo fosse un difetto fino a quando una professoressa mi fece notare l’altra faccia della medaglia, siccome mi veniva naturale scrivere in quel modo forse la mia strada era già tracciata.

Cosa ti piace (e non ti piace) della tua professione? Come scrittrice o come giornalista? Partiamo da cosa non mi piace… non mi piacciono, in entrambi i casi, i luoghi comuni dei quali spesso siamo vittime. In questo periodo specialmente il popolo vede nel giornalista un nemico, un inventore di incubi, un costruttore di allarmismi: non è così. Come diceva George Orwell “se la libertà di stampa significa qualcosa, significa il diritto di dire alla gente, ciò che non vuole sentirsi dire”. Non è colpa del giornalista se le notizie sono brutte, la colpa sarebbe sua solo nel caso in cui egli decidesse di non dire la verità, bianca o nera che sia, ai suoi lettori. Non mi piace, poi, l’essere costantemente sottovalutati. Sia gli scrittori che i giornalisti guadagnano poco e niente, esattamente come la maggior parte degli artisti… ci propongono visibilità, ci chiedono articoli e non hanno moneta per pagarli e questo è offensivo. Noi paghiamo delle tasse annue, frequentiamo dei corsi di aggiornamento, per il patentino abbiamo speso una certa somma e da nessuna parte ho letto “puoi pagare in visibilità”. Ultimo non ultimo, per scrivere quel pezzo impieghiamo tempo, sudore, corriamo anche qualche rischio a volte e se siamo in grado di scriverlo è perché abbiamo studiato in passato. Un operaio lavorerebbe gratis? Perché noi si? Purtroppo, ultimamente il prezzo più alto lo stanno pagando determinate categorie, categorie il cui lavoro non viene riconosciuto e questo non mi piace, sono certa non piaccia a nessuno. Cosa mi piace? Tutto il resto. Con il giornalismo mi sono fatta le ossa, mi ha dato la possibilità di crescere, migliorare come persona e nella scrittura, citando Joseph Pulitzer “presentalo brevemente così che possano leggerlo, chiaramente così che possano apprezzarlo, in maniera pittoresca che lo ricordino e soprattutto accuratamente così che possano essere guidati dalla sua luce”. Grazie a questo mestiere ho incontrato persone eccezionali, ho avuto l’onore di conoscere ed intervistare artisti del calibro di Flavio Bucci, Massimo Bonetti, Francesco Paolantoni, Giordano Petri, Fabrizio Caramagna e, accanto a loro, artisti ancora in erba che mi hanno dato tanto e che spero possano ottenere il successo che meritano. Sono solo all’inizio ma posso già dire che al giornalismo devo tutto.

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Perché lavorare con te? Perché no? Tecnicamente questa domanda non dovreste farla a me ma ai miei collaboratori … però qui ci sono solo io e quindi ci provo… non sono la più brava, la più capace, la più esperta…del resto nessuno lo è, ci sarà sempre qualcuno più in gamba di noi ma… sono una che da’ sempre il meglio di sé. Mi piace lavorare sodo e lavorare bene, rispettare gli impegni presi, non abbandonare i miei compagni di viaggio soprattutto se vedo una tempesta in arrivo. Con me potete dormire su due guanciali, chiedere per credere…

In cosa sai effettivamente “fare la differenza”? Come sopra, non sono la migliore testimone di me stessa, non so se so fare la differenza, le persone con le quali ho lavorato mi hanno sempre detto che ho un tocco personale, un’ironia che rende tutto più scorrevole, che il mio lavoro è sempre molto creativo e mai ripetitivo, per esempio io non ho domande standard, le invento di volta in volta, che sia per un attore famoso, per uno scrittore esordiente o per il personaggio di un libro (si, faccio anche questo in una delle mie rubriche), mi piace studiare chi/cosa ho di fronte e realizzare un piano personalizzato, credo sia un po’ la differenza che passa fra un abito dei grandi magazzini e un vestito cucito su misura per noi da un sarto .

Se avessi la macchina del tempo cosa cambieresti (Cosa avresti fatto in modo diverso ed evitato)? Nulla. Si, lo so, sembro volermela tirare ma non è così. Se penso alla mia vita di errori ne vedo tanti ma, senza tutti quegli errori, sarei la persona che sono? Magari sarei migliore, magari avrei ottenuto di più o magari no. Non tutto il male viene per nuocere, nè tutto il bene per aiutarci, quindi non tornerei mai indietro, neanche per prendere la rincorsa.

Adesso parliamo della tua vita in generale… Come ti definisci? Stacanovista, curiosa, orgogliosa.

10 anni fa come avresti immaginato la tua vita? Un attico a New York, diversi milioni di dollari all’anno, grossi occhiali da sole e un bel gatto siberiano. A parte gli scherzi, non la immaginavo… sono molto per il day by day, non mi piace guardare troppo in là, mi piace rimanere concentrata sul presente e fare di tutto per migliorarlo.

Hai un claim? Quale? Non esattamente… ho una pagina Facebook e un profilo Instagram il cui nome, però, potrebbe essere il mio claim: Arte alla spina. Arte alla spina è la mia missione, rendere la cultura non un bene di lusso, ma un bene alla portata di tutti, come una fresca birra alla spina.

Progetti per il futuro? Tanti. Ho già terminato un libro, in collaborazione con la frizzante ex concorrente del Grande Fratello, Rebecca De Pasquale, il volume è già pronto, la sua uscita era programmata per maggio ma, vista la drammatica situazione attuale, vedremo come muoverci. Come giornalista invece al momento sono una freelance e non mi dispiace ma mi piacerebbe trovare il mio posto da qualche parte, magari con una mia rubrica… chissà.

Sei felice? Ti rispondo con una frase di George Bernard Shaw “La felicità consiste nel non porsi mai il problema di misurarla o di chiedersi se si è soddisfatti o meno”.

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Francesca Rizzi

Consulente Manageriale
& Sustainability Manager

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