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Rendiamo urban l’etnico con Samboue

Un brand che risuona di cultura, passione richiamando l’Africa. Un brand che sa di donna e che a queste si rivolge.
Conosciamo Samboue, un marchio che parla di Stephanie e Alice, appassionate di arte e cultura, amiche dai tempi dell’Università a Torino e che hanno creato una fusione rock-chic tra la cultura africana ed italiana unendo le eccellenze del Congo a quelle del nostro paese. Samboue è dunque un marchio nato a Torino, ma con lo sguardo all’Africa e al valore dei preziosi tessuti kuba.
Samboue è un brand il cui stesso naming ha un significato particolare e profondo in quanto, nella lingua Teké, lingua originaria della madre di Stephanie, significa “donna di successo”.
Stephanie Manoka vive a Torino dal 1996, dove si è laureata in Farmacia, viene da una famiglia di imprenditori che hanno viaggiato moltissimo e conosciuto buona parte del mondo e che l’hanno profondamente ispirata nella creazione del suo brand. La mamma di Stephanie, Marie Helene Samboue dona il nome al marchio, mentre il padre la ispira con la sua personalità, le sue competenze imprenditoriali e con la sua profonda passione per l’arte, compresi i tessuti kuba. Ed è proprio di ritorno da uno dei suoi viaggi in Congo che Stephanie porta con sé la collezione di tessuti kuba che, come preziosi gioielli contenuti in uno scrigno, racchiudono il seme propizio alla nascita del marchio Samboue e alla ideazione di oggetti e accessori unici per bellezza e originalità.
Alice Carla Poli laureata in Biotecnologie nel 2003, ha proseguito la sua formazione svolgendo un Dottorato di Ricerca tra l’Italia e la Francia. La nonna materna di Alice, Ida Gillio, era una stilista che ha portato i suoi cappelli oltreoceano, fondando in Venezuela la Casa de Moda Gillio, anticipando mode e convenzioni come l’utilizzo della fibra d’agave, la “coquisa”, per la creazione di un cappello che la vide vincitrice di un concorso.

Stephanie e Alice due amiche, appassionate, determinate con l’arte e la creatività nel sangue. L’idea di Samboue nasce dall’incontro del loro entusiasmo e della loro amicizia che si trasforma in un progetto comune che racchiude tanta parte della loro storia passata e presente. Oggi Alice e Stephanie si impegnano e portano avanti il progetto Samboue intrecciando le proprie radici ed inserendo i tessuti kuba in diverse cornici, dalla moda all’arredamento.

E94A5BF9-13B5-44E2-89D1-DF2F18267E64Come è nata la vostra passione per la moda… “Stephanie: sono sempre state appassionata fin da bambina alla bellezza delle cose ho una grande passione per gli stilisti del passato Chanel, Dior, Balenciaga etc. e dal fatto che loro hanno saputo, partendo dalla loro passione, trasformarla e introdurre una nuova estetica, nuovi modi di vestirsi. Quello che vorrei fare con Samboue è infatti introdurre una nuova estetica sdoganare l’etnico per farlo diventare un prodotto di design così che il mondo riesca a vedere solo la bellezza di questi tessuti, senza pregiudizi. Inoltre, mio padre era un amante del bello ed collezionista d’arte africana e dei tessuti kuba, avrò preso da lui.
Alice: ho sempre avuto una passione per il design, per gli oggetti, venendo da un ambiente ricco di stimoli; in tal senso e fin dai tempi dell’Università ho cercato un canale di espressione realizzando linee di gioielli e lampade eccentriche intrecciando fibre di materiali diversi, cercando di trasferire nelle creazioni, la mia visione del bello, realizzando prodotti in cui venissero mescolati svariati motivi decorativi, ispirati da diversi dettagli.”

Parlateci del naming del vostro brand…ha un significato preciso? Quale? “Stephanie: Samboue è il nome di mia madre che significa donna di successo. “Donna di successo” non inteso in termini assoluti, così come negli anni 80 dove il successo era fare carriera con tanti soldi, ma successo in termini di capacità di riuscire a portare a termini degli obiettivi dei sogni etc. Mia madre è rimasta vedova a 38 anni e ha fatto studiare i suoi 8 figli e oggi siamo tutti diplomati e quasi tutti laureati: per me lei era una donna di successo. La casalinga che accudisce i figli, la donna che decide di scalare le montagne, la donna che lavora e che fa beneficenza ponendo attenzione al mondo è una donna di successo. Diciamo una donna o un uomo (perché a breve arriverà anche la collezione uomo) che non si abbatte davanti alle difficoltà della vita di ogni genere e può identificarsi nel nostro brand.”

Chi sceglie il vostro brand? Cosa volete comunicare tramite le vostre creazioni? “Il nostro obiettivo è quello di introdurre una “nuova estetica” trasformando un prodotto “etnico” in un nuovo prodotto di moda, una borsa portabile nella vita di tutti i giorni, che ti accompagna per andare a teatro, al cinema, al lavoro e in azienda. Vogliamo rendere urbano ed alla moda un prodotto con radici culturali africana. Inoltre desideriamo che il nostro prodotto non sia solo trendy, ma anche di design. Vogliamo trasformare qualcosa percepito come etnico in quotidiano e metropolitano, ambiamo a “sdoganare” il fattore etnico grazie al savoir fair italiano.”

Chi sceglie il vostro brand…? “Un target medio alto. La scelta di un accessorio Samboue può essere trasversale: desideriamo rivolgerci a tutte le donne, dalla signora alla ragazza che studia, dalla casalinga alla donna che lavora… Potremmo affermare che ci rivolgiamo alle persone attente al mondo che le circonda e che prestano interesse verso la qualità dei materiali, la storia che possono avere e la ricercatezza dei modelli dove tanti elementi multiculturali si intrecciano …”

Parlateci della scelta dei materiali… “Utilizziamo i tessuti kuba. La scelta del materiale da combinare a questi tessuti è dettata soprattutto dal modello della borsa e della collezione. I nostri prodotti sono interamente realizzati in Italia. Samboue vuole essere il connubio tra il meglio dell’artigianato congolese e italiano.
I kuba prendono il loro nome dal regno dell’omonima etnia fondato intorno al XVI secolo. I tessuti kuba sono drappi di raffia ricavata dalla palma vinifera con un lungo procedimento le fibre vengono trasformate fino a poter essere lavorate al telaio. Un tessuto fatto da uomini e donne; solitamente gli uomini lavorano al telaio realizzando i drappi di diversa lunghezza, mentre le donne incinte (soprattutto) si impegnano nel ricamo o nella realizzazione delle diverse applicazioni degli stessi. Questi tessuti sono colorati con tinture minerali e vegetali secondo un’antica tradizione. Per la realizzazione dei nostri prodotti mescoliamo ai tessuti kuba altri materiali come il lino del Belgio, il cotone, la pelle italiana, il nabuk etc.”

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A cosa vi ispirate per realizzare le vostre collezioni? “Le nostre collezioni sono totalmente ispirate ai tessuti kuba: sono pezzi unici ed utilizzati per creare dei prodotti interamente realizzati in Italia, unendo così l’esperienza e l’alta specializzazione Made in Italy all’ancestrale e millenario artigianato congolese.
Samboue è un brand in divenire, frutto della fusione del lavoro handmade italiano e congolese, si ispira alla bellezza e alla tradizione per creare linee esclusive di borse, scarpe, cuscini accessori moda e arredo.”
Quali sono le principali sfide e difficoltà che delle fashion designer come voi devono affrontare quotidianamente? “Prima di tutto quella economica. Per fare un bel prodotto e produrlo in Italia servono ingenti risorse. Altre difficoltà sono la comunicazione del marchio e trovare i giusti canali di distribuzione. Inoltre, essendo solo in due diventa difficile affrontare il tutto…”

Samboue è anche impegno sociale, raccontateci… “Samboue si distingue anche per il suo impegno sociale, intraprendendo azioni che da un lato contribuiscano a perpetuare la continuità dell’arte della tessitura, e dall’altro a migliorare la qualità della vita del popolo Kuba supportando la Onlus Dynafet che si occupa dell’alfabetizzazione delle donne nel territorio del Kasai (dove si realizzano i tessuti kuba) dellaRepubblica Democratica del Congo.”

Progetti per il futuro? “I progetti con noi non mancano. Prima di tutto stabilizzare il marchio aumentando i volumi di vendita cercando nuovi punti di vendita. Vogliamo sviluppare la linea uomo producendo accessori come cinture, portafogli, porta documenti, agende etc. Ci prefiggiamo anche di organizzare degli eventi di beneficenza per raccogliere i fondi per la Dynafet. Ci piacerebbe realizzare un’altra mostra, seguendo la scia di quella realizzata nel 2016, realizzata a Palazzo Saluzzo Paesana a Torino, per promuovere giovani artisti africani contemporanei. Infine partecipare alle prossime fiere come quella del White a settembre.”

Attualmente dove possiamo trovarvi e acquistare le vostre creazioni? “Da Hole e Vincent Tulipano a Torino, La Boutique di Margherita Curvy e non solo, Inverticale a Saluzzo (CN), nel negozio Autres Choses a Pisa per fare qualche nome. Inoltre a breve potrete acquistare sul nostro sito, oppure contattandoci direttamente a Torino nel nostro atelier.”

 
 
 
 

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Francesca Rizzi

Consulente Manageriale
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