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A lezione di sartoria con @Barbara

Gli stilisti non sono solo i detentori della creatività, ma anche della “cultura” del capo, della sua storia e della sua tradizione.

Amiamo vestirci con capi che ci fanno sentire a nostro agio, con cui riusciamo a valorizzare noi stessi e la nostra personalità, ma molte volte non conosciamo la loro storia ed origine…

Ogni capo di abbigliamento ha, infatti, un’origine propria, un legame con la storia.

I popoli antichi ad esempio usavano fogge semplici che con il passare dei secoli sono diventate più ricche di decori.

Ogni capo di abbigliamento che oggi indossiamo, ha subito nei secoli un’evoluzione a causa del connubio delle trasformazioni ambientali, sociali, economiche e politiche.

Oggi, grazie alla nostra amica Barbara Iacobucci, scopriamo insieme la storia di un capo a cui tutti noi non sappiamo più rinunciare. Il pantalone.

Barbara ci racconta…

“I pantaloni nascono come indumento per cavalcare e fecero la loro comparsa in Persia nel VI-VI sec. a.C.. I persiani, esperti a conciare le pelli, creano le Anaxyrides: pantaloni attillati lunghi fino alle caviglie e riccamente ornati da ricami. 

Nelle zone del Mediterraneo arrivarono più tardi, con le conquiste romane in Gallia nel I .sec. d.C . Li usavano,infatti, i barbari per coprirsi dal freddo. I romani chiamarono questo strano capo “BRACHE”. Lo ritenevano un capo volgare e sconveniente tanto che l’ Imperatore Teodosio nel 397 d.C vieta che vengano indossati entro le mura di Roma. Poi notano che proteggono dal freddo e nel  V sec. d.C. entrano a far parte del loro guardaroba. Erano confezionati con la lana ed erano legati con delle fasce sotto il ginocchio.

Dopo il 200 avviene un cambiamento radicale: il gusto del colore invase l’abbigliamento e a questa moda non sfuggirono nemmeno le brache.

Diventano aderentissime, colorate e fissate al farsetto con asole e bottoni e si indossano con zoccoli di legno.  Ciò fu  determinante per differenziare la moda maschile e femminile ancora molto simile fino al basso Medioevo. La figura maschile si delineava così in tutta la sua prestanza  resa ancor più virile dall’uso di racchiudere i genitali in una conchiglia di tessuto detta “brachetta”, le cui dimensioni aumenteranno sempre più nel Cinquecento fino ad essere adoperata come tasca.

Nel 1527 le brache diventano larghissime, si segue lo stile dei lanzichenecchi. Per realizzare i pantaloni di questa epoca occorrevano 4/5 metri di tessuto. Venivano tagliati verticalmente per mettere in risalto una fodera di pizzo.

Nel XVII secolo il pantalone subì ulteriori e importanti evoluzioni collegate anche alla situazione politica europea. La Francia si stava avviando ad essere lo stato più importante del continente ed importante riferimento per ogni cambiamento di costume. A corte si esibi una compagnia di attori italiani con le vesti della commedia dell’arte, tra cui Pantalone dei bisognosi, maschera veneziana. L’attore indossava un paio di braghe di origine popolare prive di legature sotto al ginocchio e lunghe fino al polpaccio. I nobili francesi se ne innamorarono e realizzarono versioni con lacci e bottoni che fermavano l’ indumento alla gamba.

Con l’avvento al trono di Luigi XIV la corte di Francia diventò il centro di ogni moda e bizzarria europea, subito avidamente copiate  in tutta Europa. Ormai il costume maschile aveva perso ogni parvenza di severità e virilità, carico com’era di pizzi e di nastri che sbucavano dappertutto; dopo il 1650 e fino al 1680 spopolò una sorta di gonna-pantalone arricciata e piena di fiocchi , che poi fu sostituita da calzoncini abbottonati sotto al ginocchio che saranno di moda per tutto il secolo successivo.

Con la Rivoluzione francese si impongono i pantaloni lunghi e larghi dei sanculotti, ossia il popolo che li indossava senza le “culottes”. Esi diventarono un vero e proprio manifesto politico.

Il secolo più importante per i pantaloni fu il 1800. Diventò l’indumento della borghesia che aveva vinto la rivoluzione. Rappresentavano rigore, sobrietà, fedeltà alla famiglia, lavoro e guadagno come misura di una nuova morale in contrapposizione a quella dell’aristocrazia fannullona e sprecona. A metà di questo secolo l’ abbottonatura, che fino ad allora fu laterale, divenne centrale, grazie ad un sarto londinese. Edoardo VII, amante della moda, involontariamente inventò il risvolto alla caviglia : non volendo far bagnare il fondo del pantalone in una pozzanghera, lo rigirò.

I primi del ‘900, con lo sport diventato un’attività comune, i pantaloni divennero l’abbigliamento ideale, perché permettevano al corpo di muoversi liberamente. Si accorciano al ginocchio e vennero introdotti anche i calzoni alla cavallerizza, indossati con stivali di cuoio, stile molto amato dal Duce perché gli dava una virile baldanza. E’ il periodo in cui anche le donne iniziano ad indossare questo indumento considerato prettamente maschile, anche se già nell’800 le donne, in particolare per lavorare nelle miniere, avevano provato ad indossarli. Nel primo ventennio dell’800, infatti, Amalia Bloomer ideò ampi pantaloni, che spuntavano da una tunica al ginocchio, che davano più libertà di movimento rispetto all’abbigliamento femminile del periodo.

Ci vollero due terribili conflitti perché le donne potessero indossare questo indumento. Mentre gli uomini erano al fronte le donne furono chiamate a sostituirli ai posti di lavoro. Un’ ulteriore contributo fu dato dalle dive dello “Star System”, tra cui Marlene Dietrich e Katharine Hepburn. Seguendo il loro esempio molte ragazze iniziarono ad indossarlo in modo più disinvolto. Nella metà dell’900 si affermano i Blue jeans, sempre imposti dallo star System, in particolare da Marlon Brando  nel film “Il selvaggio”. Furono creati da Levi Strauss ed i erano nell’800 la divisa degli operai, contadini e cercatori d’oro.

I jeans, diventati bandiera dei movimenti giovanili e dell’avanguardia intellettuale, esplosero negli anni sessanta come simbolo di contestazione, per poi essere assorbiti dal mondo della moda e diventare un oggetto di culto. Da questo momento, dopo il grande successo dei jeans, che vengono introdotti anche nelle collezioni dei grandi stilisti, l’uso dei pantaloni da donna cominciò ad aumentare in Europa e soprattutto in Italia. Alla fine del Novecento l’aumento delle vendite dei pantaloni da donna testimoniano un forte cambiamento di costume: che l’emancipazione femminile vestiaria aveva vinto una millenaria battaglia.”

 

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Francesca Rizzi

Consulente Manageriale
& Sustainability Manager

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