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Giornalisti/bookblogger

Giornalisti/bookblogger: guerra all’ultimo inchiostro [parte 2]

…continuazione –  Giornalisti/bookblogger: guerra all’ultimo inchiostro [parte 1]

Perché esistono? Bella domanda. Vi siete mai chiesti quando è nato il primo scrittore o il primo giornalista? Sicuramente no, la nostra categoria è sorta così tanti secoli fa da non permetterci di ricordare lo scalpore suscitato. Io non so come sia andata all’epoca ma sono certa che il primo quotidiano e il primo giornalista abbiano suscitato circa lo stesso scandalo. Chiedersi “perché nasce” una determinata figura è un po’ come domandarsi “perché esiste il progresso”. Dal primo giorno in cui l’uomo è comparso sulla Terra egli ha iniziato ad evolversi, abbiamo scoperto il fuoco poi abbiamo inventato la ruota, il pallone da calcio e l’I-phone, chiaro no? Oggi nasce l’influencer, la bookblogger e via discorrendo. Oggi, quando vogliamo fare un dolce, cerchiamo la ricetta su Google, se dobbiamo andare ad una serata di gala, cerchiamo dei consigli sul look nella rete, anche per farci le unghie diamo una sbirciatina alle mode del momento … perché per i libri dovrebbe essere diverso? Anzi, con la crisi letteraria attuale, le bookblogger si meriterebbero un grande grazie perché stanno mantenendo a galla un mercato che, altrimenti, tolti i libri di testo e i pochi intellettuali in circolazione, colerebbe a picco. Vi siete mai chiesti quanto sia difficile per un autore emergente pubblicare e pubblicizzare il proprio libro? Le bookblogger offrono un servizio unico e utilissimo: recensiscono un volume sconosciuto, ne parlano, lo mostrano a tutti i loro followers, che sono migliaia e migliaia solitamente, creano eventi come cover reveal o blog tour per far girare il più possibile la notizia … risultato? Il giovanotto ha la possibilità di farsi conoscere e di vendere qualche copia in più. Non poche volte è capitato che un libro di un emergente, scritto in self (ovvero con una piattaforma che permette di pubblicare senza l’ausilio di una casa editrice), abbia scalato le vette delle classifiche, proprio grazie all’eco di bookblogger entusiaste, e sia diventato così importante da essere, poi, stato ripubblicato da grandi case editrici. Lo stesso romanzo, inviato direttamente allo stesso grande editore, probabilmente sarebbe finito su qualche mensola, giù in magazzino, a prender polvere. Non mi credete? Fate una prova.

Nel mondo della cultura anzi, in generale, nel mondo, farsi la guerra non porta a nulla di buono, troppo spesso leggo di giornalisti avercela a morte con le bookblogger accusandole di non essere in grado di scrivere e, viceversa, bookblogger accusare i giornalisti di essere arcaici. Perché questa diatriba? Signori, alzo le mani, non voglio litigare con nessuno e non intendo schierarmi ma … cercherò di analizzare i punti di vista e, per non offendere nessuno, partirò semplicemente dalla categoria che è nata prima: i giornalisti.
Diventare giornalista non è proprio una passeggiata, per due anni bisogna scrivere per una testata che, visti i tempi, può tranquillamente essere on line (antiquati a chi?), le regole cambiano di regione in regione ma, tutto sommato bisogna raccogliere circa 70 articoli, stamparli, consegnarli all’Ordine dei Giornalisti della propria zona insieme a tantissimi altri documenti, fra i quali i titoli di studio e dimostrare di avere la fedina penale immacolata. Non è una passeggiata, fidatevi, anche perchè non finisce qui, ci sono tasse annuali e corsi di aggiornamento obbligatori … ma l’iter è questo e ogni buon giornalista che si rispetti è tenuto a seguirlo, un po’ come per un diploma o una laurea, per ottenere il famoso patentino e, soprattutto, per tenerselo.  Ovviamente, dopo tutti questi sacrifici, aprire un blog e notare che articoletti scritti con i piedi ricevono il triplo delle visualizzazioni di un’inchiesta dove c’hai perso il sonno … beh farebbe ribollire il sangue nelle vene a tutti. Ciò, però, che i giornalisti devono comprendere è che di fronte a recensioni scritte con i piedi con migliaia di visualizzazioni il sangue non bolle solo a loro ma anche a tante, tantissime, altre bookblogger che sgobbano dietro un pc ma il cui lavoro non viene riconosciuto. Quindi, prima di scagliare la freccia contro tutta la categoria, bisognerebbe separare la mela marcia dal cesto.
 
 

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Francesca Rizzi

Consulente Manageriale
& Sustainability Manager

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