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Io e la mia Essere Vento, Andrea

Artigiano per caso e per passione. Questa è la storia di Andrea Ceccherini e della sua Essere Vento.

Andrea, nato a Roma, con origini toscane, ha la creatività nel sangue e da quando ha compreso chiaramente che il suo spirito artistico gli avrebbe donato ed indicato la vera direzione della sua vita, ha scelto di vivere “in mezzo alla natura”, a Vetralla, nella Tuscia Viterbese. Bosco, Uliveto, profumi e sguardi sconfinati dalla collina sono la cornice della sua attività e il luogo dove si lascia ispirare e crea…


Conosciamo insieme Andrea…

Come è nata la tua passione per la creatività e l’artigianato?“Sono fortemente convinto che ogni persona sia dotata di un proprio potenziale creativo, anche se a volte questo permane inespresso. Credo che sia qualcosa di innato e per questo reputo che se qualcuno osservasse i bambini lasciati liberi di giocare riuscirebbe subito a cogliere come questi esprimono la loro creatività. Usare la creatività non significa, quindi, solo inventare una forma o un disegno, ma anche trovare soluzioni ai tanti quesiti della nostra vita. Cimentarsi nella realizzazione di oggetti fatti a mano è, di conseguenza, per me una sorta di “il gioco da bambino” ovvero ideare, scegliere il materiale più adatto per poi scoprire -mano a mano– come realizzarlo. È una sorta di viaggio interiore, una scoperta.”

 

Cosa significa per te essere un artigiano? Presentaci il valore che associ a questa professione e scelta di modalità di produzione…
“Oserei dire che oggi fare l’artigiano, sulla base dell’accezione che riconosco a questa parola, costituisce una vera sfida. Sino a qualche decennio fa buona parte degli oggetti che facevano parte della nostra vita, che utilizzavamo o che ci circondavano erano stati concepiti e realizzati a mano da un artigiano. Poi sono arrivate le macchine, nel bene e nel male. Questa innovazione ha determinato una sorta di passaggio da una condizione di creazione a quella di alienazione del lavoratore. Il mondo del lavoro è cambiato, modificando significativamente la nostra vita. Tutte le persone possono essere identificate come potenziali consumatori in quanto “tutti” hanno l’opportunità di accedere all’offerta complessiva ad un prezzo accessibile, anche se di scarsa qualità. Reputo che essere artigiano rappresenti oltre che un simbolo di autonomia e di libertà, anche quello di rischio. Sicuramente se sei un operaio hai meno rischi, meno responsabilità, ma poi, magari, ti ritrovi senza lavoro…e anche questo è un rischio. Credo che i valori fondamentali siano quelli strettamente connessi alla nostra autonomia, alla responsabilità rispetto all’ambiente, attraverso l’offerta di un prodotto che non rientri nel mass market di oggetti di scarsa qualità. La qualità del processo lavorativo di un artigiano prevede una diversificazione delle fasi lavorative, tanto da non alienare chi lavora. Infine, un artigiano è colui che detiene una capacità, un sapere che va al di là del tempo e dello spazio e che costituisce la vera risorsa personale ed economica.”
 
 

Raccontaci l’inizio della tua carriera come artigiano…“Ho iniziato a lavorare con continuità intorno ai 16 anni e fino ai 22 ho fatto diverse esperienze, crescendo così in fretta e respirando il sacrificio dell’lavoro oltre che l’indipendenza economica. L’artigianato artistico è, poi, arrivato per caso cercando soluzioni di lavoro autonome e creative. È stato nel 1993 a Torino, la mia ex compagna realizzava della bigiotteria in Fimo (una resina plastica e colorata) che lei stessa rivendeva nel suo posto di lavoro. In quel periodo io ero senza lavoro e così presi letteralmente la palla al balzo. Aiutandola nelle sue creazioni imparai la tecnica e la riproposi a Roma andando ad esporre i miei lavori sulla scalinata di Trinità dei Monti…quando ancora si poteva fare. Il luogo era frequentatissimo dal turismo e nonostante le mie creazioni fossero elementari e imprecise mi diedero il giusto slancio per iniziare l’attività. I lavori in pelle sono arrivati più tardi nel 1996 quando un mio amico pellettiere mi venne a trovare a casa e gli mostrai i ritagli di pelle che tenevo su uno scaffale. Quel giorno lui, in pochi minuti, mi aprì un mondo, quello delle borse mostrandomi che le borse sono una sorta di grosse tasche che partono da disegni su un modello in carta, su cui ci metti sopra il pellame, lo ritagli a forma del modello, ne fai due parti uguali e le cuci insieme e la borsa è fatta…Da quel momento ho abbandonato la lavorazione del fimo e ho iniziato col pellame.”

 
Parlaci delle emozioni che provi ogni qualvolta sviluppi un modello e lo realizzi…“L’ispirazione per la realizzazione di un modello, un disegno nuovo può arrivarti in qualsiasi momento, anche di notte. È proprio per questo che bisogna sempre avere carta e penna… si disegna il modello, lo si guarda e studia. Poi lo si abbandona e lo si riprende, poi magari lo si butta e lo si ricomincia da capo. Curiosità, impegno, esaltazione e delusione sono ordinarie. Alle volte si arriva a realizzare il prototipo e poi non ti piace oppure non è venuto come volevi. Personalmente sono un perfezionista ed è per questo che la mia soddisfazione arriva quando ho prodotto già quel lavoro alcune volte, almeno nella realizzazione del modello. Avvolte realizzo particolari unici al punto da dire “si questo è eccezionale”, ma non è sempre così. Il cerchio si chiude quando un cliente, ti capisce, acquista il pezzo e se lo porta a casa, e li è il top.”

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Quali sono le principali sfide e difficoltà che un artigiano come te deve affrontare quotidianamente?“È tutto in continuo movimento, la politica, l’economia, le mode. Rinnovarsi per quanto sia possibile per un piccolo artigiano è la sfida. Non ho operai, lavoro completamente da solo, quindi curo io personalmente tutto il processo sia creativo sia di manifattura. La resilienza è la risorsa necessaria per fare questo mestiere.”

 A quale target di clientela ti rivolgi? “Nell’arco degli anni sono cambiati i miei lavori sia nello stile che nella qualità e, quindi, anche il pubblico. Sono un autodidatta, i primi anni i miei lavori erano più grezzi, ero più giovane ed inesperto, ed il mio pubblico era prevalentemente quello giovane, per la maggior parte ventenni. Oggi, dopo 25 anni di esercizio e il desiderio di migliorarmi e di sperimentare cose nuove, ho raggiunto una capacità non solo estetica, ma anche tecnica nel rifinire i lavori, sia internamente che esternamente, che richiede molto più tempo, ma che dona ad ogni lavoro un valore eccezionale, di raffinatezza e durevolezza. Sono convinto che sia fondamentale anche la giusta scelta dei materiali. Realizzo borse, portafogli e cinture. Oramai da qualche anno sto lavorando per accontentare anche il pubblico maschile, sempre con un pizzico di fantasia e attento alla praticità e al gusto.”

Amanda Gren Black (14)Progetti per il futuro?“Sono 25 anni che faccio questo lavoro e la cosa bella è che puoi dirigerti sempre in direzioni nuove. Vorrei aprirmi ai mercati orientali, Cina Giappone.”

 Attualmente dove possiamo trovarti e acquistare le tue creazioni? “Oramai siamo nell’epoca del digitale e della tecnologia…anche un artigiano deve necessariamente confrontarsi con queste modalità di incontro con il pubblico; trovate i miei lavori sui miei canali social (Instagram @esserevento e Facebook Essere Vento) e sul mio sito www.esserevento.comcon tutto il mio catalogo. Inoltre, giro Roma e l’Italia in fiere e mercatini, che segnalo sui social. Se siete a Roma, in Via Domenico fontana 30 zona San Giovanni, espongo i miei lavori da WeMake, punto vendita per solo creazioni artigianali, insieme a me altri 20/25 artisti/artigiani.”

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Francesca Rizzi

Consulente Manageriale
& Sustainability Manager

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