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I gioielli nel cuore, Cristina

Eccomi qui, in Emilia Romagna, in un piccolo paesino in provincia di Bologna dove scopro e conosco Cristina, una promettente fashion designer. Cristina, nonostante i suoi soli ventun anni è determinata e desiderosa d’imparare, guidata dal suo amore e interesse verso l’arte e la creatività.

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Sia l’arte che creatività sono due elementi che hanno sempre accompagnato Cristina nella sua vita e scelte.

La giovane ha, infatti, frequentato il liceo artistico, scegliendo l’indirizzo pittura, e si è, poi, diplomata portando una tesina intitolata “Il gioiello contemporaneo” … titolo che poteva già far presagire l’inclinazione di Cristina…

La designer era, infatti, da tempo interessata a questo mondo a tal punto da decidere di “buttarsi” a capofitto. In un primo momento Cristina ha provato da autodidatta, per poi decidere di iniziare a cercare corsi e scuole per riuscire a sperimentare e a studiare al meglio le modalità di lavorazione e le tecniche di saldatura dei metalli.

Purtroppo, però, fattori economici hanno obbligato Cristina a dover accantonare questa strada, ma lei, senza perdersi d’animo, si è fatta guidare ed insegnare da una sua compaesana che sapeva operare coi metalli. Questa esperienza non solo ha fornito a Cristina le “due dritte e l’infarinatura iniziale fondamentale”, ma ha anche alimentato la sua “fame di formazione e di arte” al punto che lei stessa afferma “Dopo una giornata passata in laboratorio la voglia di conoscenza e di scoperta è stata crescente… La mia voglia di imparare era letteralmente alle stelle!”

La giovane ha, quindi, continuato a ricercare insegnati e si è lasciata guidare ed “istruire” dalla zia romana di un suo amico. Parlandomi di questa esperienza formativa Cristina mi spiega “Un giorno parlando con un amico è emerso che sua zia fosse un’orafa di Roma, che avrebbe potuto farmi da guida. Fu proprio così che partii per una vacanza romana all’insegna del gioiello… mi ricordo che ero al settimo cielo. Ho trascorso un mese intero a casa sua, trascorrevo le mie giornate con lei… stavamo dalle nove del mattino alle otto di sera in laboratorio a lavorare, tranne la pausa pasto.”

Guardo Cristina, la sua passione le si legge in volto. L’artista continua “Il tempo passava velocissimo, lei mi mostrava la tecnica di realizzazione di un prodotto e, poi, io riprovavo. Questo metodo di apprendimento, basato “sull’andare a bottega”, così come si dice dalle mie parti, non ha niente a che vedere con quello di una scuola. Tutte quelle ore passate a stretto contatto con un maestro ti trasmettono di più perché ti permettono di comprendere che cosa significhi davvero essere un’artigiana. Credo che sia proprio in questo modo che si imparino i veri segreti del mestiere…”

Si ferma e continua “Sebbene oggi non posso definirmi orafa, e credo che non lo farò ancora per molto, sono sempre in cerca di corsi o di altri luoghi in cui conoscere e scoprire tecniche e applicazioni nuove…”

Conosciamo insieme Cristina …

 

Come è nata la tua passione per la creatività?“Reputo di avere una famiglia abbastanza creativa: entrambe le nonne cucivano, una le borse e l’altra i vestiti. Mio nonno materno ha sempre “ciappinato” (così come si dice a Bologna) con il legno, nonostante fosse un meccanico, mentre l’altro (quello paterno) era calzolaio. Beh, insomma, questo è lo scenario in cui sono cresciuta. Credo però che la persona che abbia davvero determinato la mia vera natura creativa è stata mia sorella Valentina. Quando ero piccola la vedevo e la osservavo mentre disegnava… provavo ad imitarla al punto che se gettava un disegno, io lo prendevo, ci disegnavo sopra, per migliorarlo e recuperarlo. Spesso Valentina mi faceva fare lavoretti di bricolage, a volte dipingevamo, altre cucivamo. Il tempo libero era riempito dalla creatività.”

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Raccontaci l’inizio della tua carriera come designer… “Una volta finito il corso di oreficeria ho scelto di creare una mia linea di gioielli fatti a mano caratterizzati da una maggiore consapevolezza e coerenza artistica. All’inizio creavo gioielli molto eterogenei, non riuscivo a definire un unico filo conduttore. Questa forse è la cosa più difficile per gli artisti: trovare un proprio stile. Io non credo di esserci ancora completamente riuscita, ma sento che mi ci sto avvicinando. La mia ricerca è volta al minimale, ma al contempo eccentrico e diverso, a volte sforzato, altre di più facile interpretazione.”

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Come mai hai deciso di focalizzarti sui gioielli? “Fin da piccolina mi fermavo davanti alle bancarelle con i bijoux; al mare era una tappa obbligatoria della passeggiata serale. Insieme alla mia migliore amica trascorrevamo i pomeriggi torridi a realizzare braccialettini in cotone e perline tutti intrecciati, tipo scubi-doo. Beh, ho sempre avuto un debole per i gioielli, tanto da averci speso più che in mangiare…”

Parlaci della scelta dei materiali… “Ho usato tantissimi materiali prima di arrivare ai pochi prescelti che utilizzo oggi. Ho provato: ferro, rame, ottone, alluminio, bronzo, argento, sughero, legno, ceramica, vetro, plastica, acciaio, carta, etc…. Dopo queste esperienze ho capito che la scelta dei materiali aveva un peso enorme sull’intero progetto, così ho scremato fino al punto che oggi impiego solo ottone, argento, pietre dure e pvc. Il vero protagonista è però l’ottone, la lega di rame e zinco, un materiale ottimo per la sua durevolezza e luminosità quando lo si lucida.”

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Parlaci del naming del tuo brand…ha un significato preciso? Quale? “La scelta è stata ardua. Ho dovuto interpellare fidanzato, amici e parenti finchè col mio ragazzo siamo giunti a “LEFIL”, che significa “il filo”, in francese. Il perché del nome è semplice: tutto comincia da un filo, che sia metallico, di ottone, o quello creato dalla mia matita, quando disegno le idee che mi frullano in testa. Mi piace il fatto che sia così essenziale, pulito e chiaro.”

Chi sceglie il tuo brand? “Non ho un vero target. Le mie creazioni son scelte sia dalle giovani ragazze che amano l’handmade, che dalle signore capaci di apprezzare il nuovo e diverso.”

 

Quali sono le principali sfide e difficoltà che una fashion designer come te deve affrontare quotidianamente? “La difficoltà più grande è la costanza. Quando sei da sola devi gestire tutto. Ti ritrovi a doverti improvvisare: manager, grafica, fotografa, marketer… il tutto senza dimenticare che sei un’artigiana che fa gioielli e che, quindi, tanto tempo va dedicato alla continua ricerca e studio.”

A quale target di clientela ti rivolgi? “Le mie creazioni sono per tutti coloro che apprezzano il pezzo unico, che capiscono e sono curiosi di conoscere il lavoro alla base dell’oggetto finito. Ad oggi scelgo di non lavorare l’oro perché non voglio restringere la mia clientela ad un pubblico elitario, ambisco a dare la possibilità a tutti di avere un qualcosa di particolare, dove il valore non è dato dal materiale, ma dall’idea, dall’amore e dal lavoro.”

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Progetti per il futuro? “Adesso cerco di coltivare la mia passione, girando tra market in Italia. Mi piacerebbe portare le mie creazioni anche fuori dal paese… oggi “rimango con gli occhi e le orecchie sempre ben aperti e come un contenitore raccolgo tutto ciò che mi può servire per fare crescere LEFIL”. Altro sogno è collaborare con una stilista/sarta e fondere i nostri manufatti in progetto solo.”

Attualmente dove possiamo trovarti e acquistare le tue creazioni? “Le mie gioie si possono acquistare nei market, che sponsorizzo sui miei canali social (Facebook, Instagram) e sul mio negozio Etsy.

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Francesca Rizzi

Consulente Manageriale
& Sustainability Manager

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