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La mia “Bottega”, Eolo

Oggi vi presento la storia di Eolo Fontanesi, sarto, insegnante e sostenitore del “saper fare artigiano”.

L’uomo è un vero e proprio imprenditore di sé stesso che con la sua attività ambisce a farsi portavoce di una moda “seria” che si basi sulla valorizzazione della manualità, sulla formazione oltre che sulla sostenibilità.

Eolo non è, quindi, sono uno stilista, ma è anche insegnante in quanto all’interno del suo atelier ha creato una vera e propria bottega (come quelle di una volta) e insegna l’arte della creazione dei capi.

Conosciamo insieme Eolo…

Come e nata la tua passione per la creatività e la tua sensibilità verso il lavoro artigianale? “Partiamo da un concetto chiave: io credo che la creatività sia una caratteristica che in generale ci appartiene, c’è chi la sviluppa più di altri, dipende dalla storia di ognuno. Per quanto riguarda me e la mia esperienza, dopo aver frequentato l’università e in seguito ad un periodo di impegno politico iniziato nel ’68 – andato avanti per anni – mi sono dovuto necessariamente inventare un lavoro. In un primo tempo pensavo di andare alla ricerca di oggetti, abiti etnici, bigiotterie da vendere…coinvolgendo in questo percorso ho coinvolto anche mia madre insegnante di taglio e confezione e che da sempre ha lavorato anche come sarta. La necessità di sentirmi autonomo mi ha poi spinto a conoscere meglio il mestiere, le tecniche del modello su misura e di quello industriale. Sulla base di questa mia volontà ho conseguito il diploma di modellista industriale uomo-donna e il mio percorso si è spinto gradualmente allo studio della moda e del costume e, all’interno di questo contesto, ho iniziato a progettare abiti. Ho così scopeto il piacere di progettare e trasformare la stoffa sino alla realizzazione del progetto mi si è aperto un mondo.”

Perché hai scelto di adottare il format di vendita e di produzione della bottega? “Ho fortemente scelto il lavoro artigianale perché ritengo che la dimensione della bottega sia la migliore in quanto lascia una maggiore libertà d’azione mantenendo la vera entità del mestiere in quanto solo nella “dimensione” della bottega si realizza e si sviluppa un rapporto interessante e diretto cliente. Reputo che ci sia una sostanziale differenza tra coprirsi e vestirsi. Vestirsi significa conoscere le diverse personalità, il proprio corpo e scegliere colori, forme e tessuti indipendentemente dalla moda del momento, Chanel diceva… “La moda passa, l’eleganza resta”. Questa dinamica nasce e si sviluppa nella bottega.”

Presentaci la tua attività e le iniziative che svolgi presso il tuo Atelier…“All’interno del mio Atelier abbiamo aperto anche la Scuola di Mestiere con l’obiettivo di trasmettere i mestieri artigianali che corrono il rischio di sparire: sartoria su misura uomo – donna – bambino, la modisteria,  la corsetteria e i costumi da bagno su misura, la camiceria su misura, il “fare” le cravatte su misura, i punti base del ricamo a mano in pratica tutti quei mestieri che affiancavano la sartoria su misura e che l’industrializzazione ha lentamente fatto sparire. Io, noi crediamo che l’artigianato sia una ricchezza che occorre conservare e sostenere. Ricordo che prima di tutto noi siamo famosi per essere tra i migliori artigiani.”

Quali sono le principali sfide e difficoltà che un imprenditore-artigiano come te deve affrontare quotidianamente? “Sai, non è facile mandare avanti una bottega artigianale; oggi le grandi multinazionali dominano il mercato e tendono a “schiacciare” le botteghe anche se sta nascendo una tendenza volta a riaprire un mercato di nicchia che ricerca un prodotto più personalizzato dove qualità e prezzo abbiano un rapporto più corretto. L’artigianato di qualità si rivolge, quindi, a questo mercato di nicchia…. La nostra battaglia è quella di mantenere vive le nostre radici ricordando che è da qui che è partito il made in Italy. La mia non è nostalgia del passato, ma è la forte volontà di non far morire il patrimonio storico, tecnico, culturale dell’artigianato. Credo che se nella fase della globalizzazione non si tiene salda la coscienza delle proprie radici si rischia di perdere la propria identità.  La sartoria che vogliamo si basa anche sullo sviluppo sostenibile; oggi il mercato si è riempito di indumenti anche a prezzi bassi e nessuno sembra chiedersi da dove arrivano questi prodotti, con quali tessuti vengono realizzati e dove e come vengono prodotti ed aumentano anche le allergie alle tinture e quant’altro, ricordiamo che il tessile è una delle industrie più inquinanti dopo quella del petrolio, dovremmo pensare anche a questo. Anche le istituzioni rappresentano una difficoltà poiché non fanno nulla per sostenere questo settore.”

Cosa significa per te sviluppare un prodotto “da zero”? “Cosa significa sviluppare un prodotto da zero? Per me è un piacere perché metti in campo la tua capacità di fare ricerca dei materiali, di progettare il prodotto di trasformare il materiale che risponde e si fa prodotto sotto le tue mani superando le difficoltà che ogni materiale ti presenta.”

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Francesca Rizzi

Consulente Manageriale
& Sustainability Manager

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