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Michela, passionale e determinata

Nata sotto il segno dell’acquario Michela Chiecchi è una giovane fashion designer valtellinese.

Lei, appena trentunenne ha deciso, dopo un percorso “distante dalla moda” di avvicinarsi a questo mondo che l’ha sempre appassionata facendone la sua professione.

Guardando a come sia nata in lei la passione e l’amore e per la creatività emerge come questa parta da lontano nonostante l’abbia riscoperta con il tempo. Michela definisce questa dedizione come un “fiume carsico” in quanto fin da quando era piccolina le piacevano i vestiti così come vestirsi bene. Sua madre, infatti, le ha insegnato a cucire a mano quando andava alle elementari, momento in cui ha realizzato il suo primo vestitino della Barbie. Parlando di questo ricordo emerge una chiara emozione sul volto di Michela che afferma “Mi ricordo che avevo 8 – 9 anni e la mia prima opera era un pezzo di un quadrato lilla che ho cucito sulla Barbie”.

In merito alla sua passione per gli abiti la designer evidenzia che le è sempre interessata la parte inerente al costume, lei, infatti, adorava i vestiti di carnevale e le piaceva vestirsi con cose colorate piuttosto che con abiti teatrali al punto che la mamma e la nonna le cucivano questi vestiti.

L’attenzione di Michela va oltre la semplice creatività in quanto a lei è sempre piaciuto “vestirsi bene” così come le ha insegnato la madre che le ha trasmesso una vera e propria consapevolezza di stile oltre che di abbinamento di colore. Questo approccio della madre ha fatto nascere in Michela il desiderio di voler sviluppare uno stile “particolare”, ma anche curato.

Nonostante l’attenzione della giovane il suo vero e proprio tuffo nel mondo della moda e della sartoria è arrivato dopo in quanto il suo percorso universitario è stato totalmente diverso rispetto a un percorso artistico legato alla moda in quanto lei ha deciso di studiare filosofia (ha una laurea triennale e una magistrale). Questo iter le ha dato tante competenze trasversali che altrimenti non avrebbe mai acquisito ovvero le capacità critiche argomentative. Terminata l’università ha iniziato a lavorare nel settore commerciale delle risorse umane, il più affine ai suoi studi, dove ha compreso la sua incapacità di “vendere” e la necessità di questa competenza l’ha condotta a conoscere imprenditori, professionisti. Nel marzo del 2020 Michela ha iniziato a operare come agente di commercio nel settore informatico (prevalentemente telecomunicazioni) conoscendo tantissime aziende valtellinesi e instaurando relazioni.

La sua attenzione per lo stile ha sempre però fatto parte anche di questa esperienza in quanto Michela ha sempre prestato una forte attenzione verso il suo desiderio di “vestirsi bene” tale per cui se fai l’agente di commercio devi comunque avere un certo stile, curarlo.

A cambiare la prospettiva di Michela è stato però un fatto personale ovvero il rendersi conto della difficoltà di trovare nei negozi vestiti le andassero bene o che la soddisfassero. Questo l’ha portata a sfruttare la sua capacità di cucire e ha, quindi, iniziato a confezionare i vestiti per sé stessa (cosa che aveva fatto anche durante l’università).

La giovane ha, quindi, deciso di intraprendere un corso di modellistica per la realizzazione di modelli e, poco dopo che ha iniziato questo corso, si è resa conto che “quello che voglio fare io è cucire abiti per tutta la vita”. Spinta da questa passione l’anno scorso ha deciso di aprire l’atelier iniziando una sfida tanto bella quanto dura.

La costruzione del suo atelier è stata come il risultato dell’unione dei puntini delle sue esperienze del passato con quello che lei amava davvero.

Oggi Michela è molto soddisfatta e afferma “non pensavo nemmeno di aver raggiunto un livello del genere in così poco tempo”. In relazione alla sua attività evidenzia come lei l’abbia costruita partendo da una sua esigenza personale che però riguarda anche altre ragazze in quanto ognuna di noi ha delle fisicità e dei corpi differenti oltre che dei colori diversi.

Secondo la stilista il problema della moda di oggi è che il fast fashion che propone una moda che tende a standardizzare la figura e a proporre dei modelli che sono standard tale per cui non vanno bene per “le persone di tutti i giorni” che hanno delle necessità diverse.

“Io comincio con il mio con il mio atelier e con la moda su misura su misura perché nella mia zona manca una proposta del genere. Ci sono delle sartorie, ma sono incentrate sull’abito da cerimonia o sugli eventi particolari. Io voglio vestire la donna di tutti i giorni. Ambisco a proporre degli abiti per tutti i giorni. Voglio offrire pochi prodotti, ma di grande qualità.” Dichiara Michela

Alla domanda a quale donna si rivolga con la sua offerta la designer afferma “Mi rivolgo alla a

tutte le tipologie di donna, con particolare riferimento a coloro che non riescono a trovare abiti in negozio e, quindi, alla donna che ha delle fisicità particolari come quelle che sono anche in sovrappeso oppure a chi ha dei fisici non lineari. Il target in realtà è molto vasto nel senso che chiunque può chiedermi di fare un abito che va anche oltre le tendenze del momento.”

Guardando al domani Michela ci racconta che desidera realizzare delle collezioni, sviluppare un vero e proprio brand. Ambisce a creare delle collezioni che siano diverse rispetto a quelle proposte  nelle settimane della moda piuttosto che dai grandi brand, vuole sviluppare delle capsule collection che siano delle linee guida.

L’idea di Michela è anche quella di una moda sostenibile basata sull’impiego quasi totalitario del tessuto senza evitare sprechi.

La giovane vuole fare una moda che faccia bene alle persone e all’ambiente.

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Francesca Rizzi

Consulente Manageriale
& Sustainability Manager

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