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Normativa EPR – parte 3

La Francia, nel 2020, è stato il primo paese ad essersi dotato di una propria normativa EPR (Normativa Re_Fashion) per il settore moda. Sono stati coinvolti i settori dell’abbigliamento, della biancheria e delle scarpe, secondo lo schema ECOTLC. Sulla base di questo metodo, le aziende, ogni anno, hanno l’onere di indicare il volume degli articoli che hanno immesso sul mercato nel corso dell’anno precedente per la determinazione del contributo annuale che dovranno versare (nello specifico la somma da versare è variabile e oscilla tra 0,01 a 2 euro ad articolo[1]). I fondi raccolti sono finalizzati a sostenere le campagne di sensibilizzazione o le organizzazioni che curano lo smaltimento e che rispettano determinati requisiti. Dati questi presupposti i produttori hanno più scenari operativi: mantenere invariati i processi produttivi e pagare il contributo, oppure mettere in atto pratiche che si innestano nell’economia circolare. Ovviamente possono attuare soluzioni intermedie, o successive, comunque volte a limitare la componente rifiuti[2].

La lungimiranza e l’impegno della Francia nella transazione ecologica è evidenziata anche dal fatto che è stata promulgata una normativa anti-spreco che vieterà ai brand del fashion di distruggere gli stock di invenduto.

Importante è anche l’impegno della Gran Bretagna che ha deciso di porsi contro il fast fashion e le sue ingenti conseguenze che, a loro volta, causano costi ambientali rilevanti quanto poco conosciuti all’opinione pubblicata. A tal fine la Gran Bretagna punta a sviluppare dei regimi fiscali differenti per chi utilizza materiali riciclati o per chi si impegna nella progettazione, in ottica di eco-design, e nel contempo si impegna ad introdurre una tassa che permetta di creare un plafond da utilizzare per stimolare progetti innovativi.

Se da una parte l’Italia ha anticipato l’applicazione delle norme sulla raccolta differenziata del tessile, emerge che non è ancora dotata della responsabilità estesa del produttore sancita dalla Direttiva Europea 851/2018. Nonostante questo, appaiono molte le realtà in fermento; sussiste un chiaro impegno ed interesse su queste tematiche, verso le quali i consumatori manifestano una crescente attenzione influenzando il mercato e, quindi, i produttori indipendentemente dagli obblighi di legge.

Ad oggi, il Ministero della transizione ecologica ha dato “inizio ai lavori” andando a coinvolgere una serie di soggetti, ma la sopravvenienza della crisi del gas e delle materie prime hanno portato ad accantonare, almeno temporaneamente, il discorso. Sono le imprese, però, che si stanno attivando in tal senso, dando così avvio a una serie di consorzi che si candidano a gestire collettivamente – come accade per gli imballaggi, i Raee, i penumatici – gli obblighi previsti per i rifiuti tessili.

Il sistema EPR francese per il tessile presenta oltre 70 diverse categorie per l’abbigliamento e quattro livelli di commissioni che si basano sulla categoria dimensionale. Questi sono impostati per capo, e per l’abbigliamento gli attuali livelli tariffari sono i seguenti:

  • Articoli molto piccoli (ad es. una maglietta per bambini) – € 0,006 IVA / articolo
  • Piccoli oggetti (ad es. una maglietta per adulti) – € 0,011 IVA / articolo
  • Articoli medi (ad es. un maglione, un pantalone in denim da bambino) – € 0,021 IVA / articolo
  • Articoli di grandi dimensioni (ad es. pantaloni in denim da uomo adulto, cappotti) – € 0,063 IVA / articolo

Il costo da sopportare, per immette grandi quantitativi sul mercato, prevede le seguenti contrazioni sulla base dei seguenti criteri:

  • Durabilità – con un bonus del 50% delle commissioni per articolo se vengono soddisfatti determinati standard
  • Contenuti riciclati – con un bonus del 50% sulle commissioni per articolo in cui il prodotto contiene almeno il 15% di fibre e/o materiali riciclati da tessili per la casa
  • Rifiuti di produzione contenuti riciclati – con un bonus del 25% delle commissioni per articolo in cui si trova l’articolo composto per almeno il 30% da fibre/materiale proveniente da scarti di produzione tessile

 

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Francesca Rizzi

Consulente Manageriale
& Sustainability Manager

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